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Interazione tra delfini e piccola pesca costiera artigianale: imparando dall’agricoltura


Presentato un lavoro sulle strategie di mitigazione per i conflitti con la fauna selvatica

Bucarest, 7 e 8 marzo, siamo all’11° Conferenza Internazionale “Ecological performance in a competitive economy” ospitata dalla facoltà di economia ambientale ed agro-alimentare dell’Università degli Studi Economici della capitale Romena. Ricercatori di tutta Europa si sono confrontati su sviluppo sostenibile, sistemi di gestione integrata, strategie e politiche per l’ambiente, eco-marketing, energie rinnovabili, filiere ed economia green, valutazioni di tipo ambientale, stato delle piccolo-medie imprese, metodi di recupero e reimpiego delle risorse, con numerosi approfondimenti sul comportamento del consumatore nella scelta di cibo sostenibile, inclusi i prodotti ittici. Ed è nell’ambito del settore della pesca che l’Università di Catania, assieme all’associazione Marecamp e alla piattaforma Low Impact Fishers of Europe (LIFE), ha presentato un lavoro scientifico che tratta gli esistenti regolamenti sull’interazione in agricoltura e pesca con la fauna selvatica, quest’ultima riconosciuta quale patrimonio indisponibile dello Stato, e suggerisce una serie di raccomandazioni per mitigare i conflitti tra piccola pesca artigianale e mammiferi marini. Oltre a proporre più attente procedure di stima e risarcimento per i casi di danno agli attrezzi di pesca o al pescato causato dalla depredazione delle catture da parte di diverse specie protette di delfini, i ricercatori puntano a nuove strategie di mitigazione che non si limitino all’erogazione di indennizzi ma che, attraverso la ricerca scientifica e un approccio multidisciplinare, possano approfondire le dinamiche dell’interazione e fornire soluzioni a lungo termine.

Lo studio include un’indagine preliminare condotta nell’area costiera della Sicilia orientale, le cui marinerie sono particolarmente affette dall’interazione pesca-cetacei. Tremagli, palangari artigianali e menaidi tra gli attrezzi di pesca più colpiti, vittime di depredazione a danno del pescato e degli stessi attrezzi. E se da un lato il sovrasfruttamento degli stock ittici spiega l’incremento dei casi di interazione a seguito dello spostamento delle popolazioni di cetacei alla ricerca delle loro specie preda che coincidono con le nostre specie target, dall’altro il comportamento opportunistico dei delfini in attività di alimentazione è sempre esistito e da lungo tempo documentato.

Si tratta del primo lavoro a illustrare l’interazione con gli animali selvatici mettendo in relazione Ungulati (cinghiali, cervi, caprioli, etc.) in agricoltura con Delfinidi nel settore pesca, confrontando due tipi di attività di raccolta condotte in ambienti diversi (uno terrestre, l’altro marino), ma per certe caratteristiche molto simili.
I casi di interazione della piccola pesca costiera artigianale con la fauna selvatica marina necessitano di particolare attenzione sia perché le specie di cetacei coinvolte sono protette da convenzioni nazionali ed internazionali, oltre ad essere alcune di queste incluse nella lista rossa dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), sia perché l’area di pesca di questa categoria di pesca è molto ristretta (i pescatori più colpiti sono quelli che pescano entro le 3 miglia dalla costa) e coincide con la zona di distribuzione di specie di delfinidi, quali il tursiope, che per natura sono prettamente costiere rispetto ad altre. Una nota positiva deriva invece dal fatto che il campione della flotta presso la quale è stata svolta l’indagine non ha evidenziato casi di by-catch.

Il Team Pesca della sezione di Economia Agroalimentare del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell’Università di Catania ha stimato che la flotta siciliana subisce € 6.000 di danni da interazione pesca-cetacei per peschereccio/anno. Ad oggi, l’unica proposta risolutiva alla problematica dell’interazione pesca-cetacei è rappresentata da dissuasori acustici (pinger e DiD) apposti sugli attrezzi di pesca, dispositivi che però non funzionano come promettono o non nel lungo termine.
In Italia, la Sardegna è l’unica regione ad aver attivato la misura 1.40 del FEAMP prevedendo rimborsi dovuti a danni causati da avifauna e mammiferi marini protetti. La Regione Siciliana ha stanziato circa € 900.000 a riguardo e ad oggi si attende la pubblicazione di nuovi bandi specifici.
Ulteriori approfondimenti sul caso sono già in corso in Mediterraneo da parte dello stesso Team Pesca.

Il lavoro “PRELIMINARY STUDY ON INTERACTION BETWEEN DOLPHINS AND SMALL-SCALE FISHERIES IN SICILY: LEARNING MITIGATION STRATEGIES FROM AGRICULTURE” è stato pubblicato sulla rivista “Quality – Access to Success” 20(S2), 400-407, ed è consultabile al seguente link.

Slide presentazione del 07/03/2019.

 

DR Clara Monaco, speaker alla Conferenza.

 

Delfini della specie tursiope nel golfo di Catania.

 

Pesca delle acciughe con la menaida nel golfo di Catania, esempio di piccola pesca costiera artigianale (foto Clara Monaco).